A Salvatore SALERNO
In occasione della festa di commiato
                             
                             
         

Assunto a Castiglione Cosentino
da Manovale, infimo livello
trentasei anni or sono. E un bel mattino
fu trasferito a Paola il pivello.
Ma dopo un po', per esser più vicino
ai suoi famigliari, sul più bello,
tornò alla Stazione di Cosenza,
dove rimase fino alla quiescenza.

                             
       

Qui svolse la carriera del viaggiante,
giungendo con onore fino a vetta.
E mai si fermò un solo istante,
correndo qua e là in tutta fretta:
Cosenza, Sapri, Napoli, Diamante
non escludendo Taranto e Molfetta.
E' stato il jolly del Distributore
per cui lo chiamaron Salvatore.

                             
          Abilitato a tutte le mansioni,
compreso quella dell'emme quaranta.
Con tutti ha avuto buone relazioni,
ha svolto il suo lavor con voglia tanta.
Sempre presente nelle prestazioni,
lui si nutriva solo d'emme ottanta.
Ha una fattezza fisica che piace:
rassomiglia ai Bronzi di Riace.
                             
        Molti treni fantasma, senza testa,
giungevano, si disse, alla Stazione.
E per verificare venne, a questa,
mandato un funzionario d'ispezione.
E quando un certo treno, qui s'arresta,
e vide, senza supposizione,
che tutti sceser, tranne il Capotreno,
prese le iniziative in un baleno.
                             
          Al funzionario, non sembrava vero
d'aver scoperto un traffico illegale
e subito mandò il suo scudiero
sul treno, mentre lui, dal piazzale,
puntava qua e là, come un levriero,
affinché il tutto rimanesse tale.
Ma dove stava, il Capo Treno, messo?
nientepopodimeno che nel "cesso".
                             
        Rapporti, inchieste, interrogazioni,
seguiron, senza tregua, da quel giorno,
ma, le opportune giustificazioni,
spazzaron via l'incubo d'attorno:
dopo sessantun or di prestazioni,
sul treno caldo che sembrava un forno,
sente il bisogno, anche una bestiaccia,
d'andare al bagno e lavarsi la faccia.
                             
          L'automotrice andò alla rimessa,
portando seco il malcapitato:
ma lui tranquillo, con aria sommessa,
e ignaro di quel ch'era a lui toccato,
tutto beato, scese alla rimessa,
dove la "posche" aveva parcheggiato.
Di qui telefonò al Distributore
per dar l'arrivo e farsi dar le ore.
 
        E con l'Ausilio di persona esperta,
recapitato fu foglio di corsa.
Tutto questo quadrava, è cosa certa,
però la realtà fu ben diversa.
Giammai un treno giunse senza scorta!
Cosi quel tale ebbe partita persa.
Mai più d'allor osò ficcare il naso
dove regnava un certo Di Tommaso
                             
          Benvenuto fra noi, pensionato,
ma come hai fatto a non pensarci prima,
nella nuova version dormi beato
e nessuno ti sveglia la mattina.
Basta a Ferruccio, a Ennio, a Consolato,
a Italo, a Franco, a Tonino,
bast'anche al Controllore che contesta:
vieni con noi e lascia star chi resta.
                             
        Colleghi in servizio e pensionati
d'età di mezzo, giovane o antico,
tutti insieme coi calici elevati,
brindiamo al nostro caro e arguto amico.
Accanto ai tuoi trascorri illimitati
i lustri, gli anni, i mesi, i giorni e dico,
hai fatto una pensata assai squisita,
non ti pentire e goditi la vita.
                             
         
Igino Di Tommaso
 
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